‘Ndrangheta silente, affarista e leader. La relazione della DIA
01-10-2022 16:32 - Calabria
Dati del secondo semestre del 2021: ecco il quadro che emerge.
Una ‘ndrangheta «silente, ma più che mai pervicace nella sua vocazione affaristico-imprenditoriale, nonché costantemente leader nel narcotraffico»: è l’immagine che emerge dalla relazione della Direzione Investigativa Antimafia, riferita al secondo semestre 2021, dove «le cosche calabresi continuano a presentarsi quale potenziale minaccia su larga scala ai tentativi di ripresa». Secondo il documento, la ‘ndrangheta – in un duro contesto economico-sociale legato anche agli effetti della pandemia Covid – si propone agli imprenditori «in crisi di liquidità offrendo forme di sostegno finanziarie parallele e prospettando la salvaguardia della continuità aziendale con l’obiettivo, invero, di subentrarne negli asset proprietari e nelle governance».
Fondi pubblici e Pnrr
Le consorterie criminali calabresi, riporta la relazione Dia, sono abili nell’intercettare i fondi pubblici. Non per ultimi i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: «La minaccia in tal senso – scrive la DIA – è rappresentata dalla comprovata abilità dei sodalizi calabresi di avvicinare e infiltrare quell’area area grigia che annovera al suo interno professionisti compiacenti e pubblici dipendenti infedeli in grado di consentire l’inquinamento del settore degli appalti e nei più ampi gangli gestionali della cosa pubblica».
Inchieste giudiziarie
Dal punto di vista giudiziario, le inchieste condotte hanno fatto emergere un «numero sempre crescente di ‘ndranghetisti che decidono di collaborare con la giustizia». Non solo: dalle varie carte è emerso che le ‘ndrine si relazionano «agevolmente sia con le sanguinarie organizzazioni del narcotraffico sudamericano, sia con politici, amministratori, imprenditori e liberi professionisti potenzialmente strumentali al raggiungimento dei propri obiettivi».
Corruzione ed enti pubblici
La ‘ndrangheta, grazie alla corruzione – emerge dalla relazione – riesce a condizionare «gli Enti locali allo scopo di ricavare indebiti vantaggi nella concessione di appalti e commesse pubbliche sino a controllarne le scelte. Risulterebbe pertanto inquinata la gestione della cosa pubblica e spesso alterata la competizione elettorale. A conferma di ciò interviene il significativo numero di scioglimenti di consigli comunali per ingerenze ‘ndranghetiste anche in aree lontane dalla Calabria. Condizionamenti di specie hanno riguardato i Consigli Comunali di Rosarno (RC), di Simeri Crichi (CZ) e di Nocera Terinese (CZ) sciolti con DPR del 30 agosto 2021».
La ‘ndrangheta fuori dalla Calabria
Fuori dai confini regionali, la ‘ndrangheta «esprimerebbe la sua rilevante capacità imprenditoriale grazie peraltro al narcotraffico che ne determina l’accrescimento delle ingenti risorse economiche a disposizione. I sodalizi calabresi, infatti, si pongono quali interlocutori privilegiati con le più qualificate organizzazioni sudamericane garantendo una sempre più solida affidabilità. Significative risultanze investigative nel semestre hanno confermato la centralità degli scali portuali di Gioia Tauro, Genova, La Spezia, Vado Ligure e Livorno per l’approdo di stupefacente». «I sodalizi criminali calabresi – è scritto nella relazione della DIA – hanno da tempo dimostrato di essere straordinariamente abili nell’adattarsi ai diversi contesti territoriali e sociali prediligendo, specialmente al di fuori dai confini nazionali, strategie di sommersione in linea con il progresso e la globalizzazione. Fuori Regione, quindi, oltre ad insidiare le realtà economico-imprenditoriali le cosche tentano di replicare i modelli mafiosi originari facendo leva sui valori identitari posti alla base delle strutture ‘ndranghetiste. La mappa che segue è rappresentativa dei locali di ‘ndrangheta emersi nel Nord Italia nel corso degli anni in attività giudiziarie ed è emblematica della forza espansionistica delle cosche e della loro vocazione a replicare fuori delle aree di origine lo schema tipico delle organizzazioni calabresi. In totale le indagini hanno consentito di individuare 46 locali, di cui 25 in Lombardia, 16 in Piemonte, 3 in Liguria, 1 in Veneto, 1 in Valle d’Aosta ed 1 in Trentino Alto Adige».
Fonte: TgCal24